Trascorrere un mese lontano dalle itale sponde, seppur per vacanza, consente di apprezzare pregi e difetti del nostro Bel Paese.Per noi italiani, è inutile negarlo, la nostalgia fondamentale é quella alimentare. Dalla colazione alla cena, siamo abituati a ritmi e a gusti che con fatica possiamo trovare al estero anche se qui in Turchia l’ ampia e valida qualità, retaggio della cultura alimentare ottomana fa apprezzare prodotti il cui gusto in Italia sta lentamente scomparendo. Trovandomi sulla costa turca, di fronte le isole greche Lesvos e Chios, la cucina é prevalentemente vegetariana con un’infinità di prodotti basati su ciò che la terra produce. Vivendo a Verona scopro sempre con rammarico che i pomodori provengono dall’Olanda, una nazione che identifichiamo sempre con l ‘ Ajax di Cruijff o per i tulipani ( per chi non lo sapesse furono gli ottomani i primi a coltivarli…tanto per restare in tema ) ma non certo per i pomodori. Quelli olandesi che purtroppo ci tocca trovare al nord, sono tutti identici . Uguali nelle dimensioni, sapori e gusto . Qui sull’Egeo turco i prelibati frutti (non ortaggi ) sono soltanto made in Turkey e nel paesino dove trascorriamo le vacanze sono davvero a kilometri zero, anzi a meno uno, dato che te li porta a casa direttamente il contadino che li ha coltivati o, al massimo della commercializzazione, li puoi acquistare al mercato del mercoledì venduti sempre dai contadini produttori. Non scrivo il prezzo di vendita perché si diverrebbe…rossi dalla rabbia. Ciò vale soprattutto per gli italiani del nord, dato che nel sud Italia, fortunatamente per chi vi abita, i pomodori sono tutti locali.
Tra i tanti aspetti positivi di un mese di Turchia, prescindendo dal regime di Erdogan che qui nell Egeo ha pochi seguaci , hai la possibilità di vivere sensazioni che in Italia non hai più e nello specifico la mancanza di stress, i rapporti tra la gente e il problema degli stranieri che qui ovviamente, non essendo nella Comunità Europea, lo siamo tutti !
In Italia consideriamo spesso la Turchia come una nazione araba. Nulla di più errato. I turchi non sono mai stati dominati come noi siciliani dagli arabi, non hanno il cuscus come piatto tradizionale, non hanno toponomastica araba come Marsala ( Marsà Allah cioè Porto di Dio ) , di arabo qui si sente solo la registrazione della voce del muezzin che cinque volte al giorno invita alla preghiera . Se però passeggi tra le vie di Izmir ( Smirne ) tra splendide ragazze scollate in minigonna o pantaloncini cortissimi, comprendi che l’ invito alla preghiera del muezzin è paragonabile al suono delle nostre campane la domenica. Anche qui , come da noi, va in moschea chi vuole, senza alcuna costrizione a meno che non vuoi far carriera politica. I turchi , ben diversamente dagli italiani, sono estremamente calmi. Persino nel traffico caotico di metropoli come Istanbul o Izmir non senti urla inferocite di mogli nevrotizzate di tornare a casa e preparare il pranzo o la cena al marito e di concordare tutto con la palestra e con una delle innumerevoli attività sportive dei figli. La gente passeggia e non corre anche perché nell’ assoluta libertà commerciale, i negozi aprono e chiudono quando vogliono. Se la sera alle 22.00 o anche a mezzanotte hai necessità di comprare del pane o del latte non devi fa altro che scendere e trovare il negozietto ( bakkal ) aperto più vicino a casa tua e anche questo non è stress. Ben difficilmente senti i turchi parlare a voce alta. Chi è al cellulare non ti fa sentire i …zzi suoi dei quali non te ne frega nulla. Persino nei ristoranti, i camerieri ti portano da bere solo quando è pronta la pietanza, senza l’ angoscia di sapere appena hai posato le tue parti nobili nella sedia del locale cosa vuoi ordinare. Una sostanziale differenza nelle interrelazioni è data dal fatto che in Italia mandi a quel paese chi vuoi, se qui lo fai….può finire davvero male. Diciamo che i turchi litigano poco e meno di noi ma quando lo fanno….é pericoloso. Basta comunque essere rispettosi degli usi e delle tradizioni altrui e qui in Turchia , se non fosse per il “sultano” che limita la libertà, si vivrebbe davvero bene. In un certo senso, i rapporti umani ricordano quelli del nostro sud, calore, amicizia, solidarietà sono dominanti ma lo sono come erano nel nostro meridione cinquant’anni fa, quando eravamo un piccolo ma grande paese e quando si era tutti più amici e forse davvero fratelli. Chi vuol visitare la Turchia e non soggiornare nei lussuosi “cinque stelle “ deve munirsi di un certo spirito d’adattamento. Non devi pretendere la qualità dei servizi che trovi in Europa e che comunque haun costo. Ciò non vuol dire che non c’è igiene o regni il caos, soltanto che si fa quello che realmente serve e non la nevrosi di divieti, spesso assurdi . Anche posteggiare l’auto non ti nevrotizza e mi riferisco alla personale e pluriennale esperienza a Izmir , terza città del paese con quasi quattro milioni di abitanti. Non paghi balzelli vergognosi imposti dai comuni italiani sempre più poveri, posteggi dove c’è posto ed il traffico non ti fa impazzire perché oltre ai bus ( a Smirne tutti nuovi ) hai la comodità dei traghetti ( anch’essi nuovi ) per passare da una parte all’altra del golfo e poi hai i taxi che non solo costano un quarto dei nostri ma che puoi fermare tranquillamente per strada alzando la mano e le gialle autovetture ( chissà perché in Italia sono bianchi come tante auto private ), ti portano dove vuoi e quando vuoi, senza chiamare la cooperativa e parlare ad una voce metallica computerizzata. I locali sono pieni e Izmir non è una meta turistica ma solo una località di passaggio per i tour operator che visitano Efeso . Sono soprattutto gli abitanti che in qualunque ora del giorno e della notte riempiono i locali. Dalla colazione, che in Turchia è un vero e proprio pranzo, alla cena é un pullulare di ristoranti sempre pieni. Se l ‘ euro ci consente di usufruire di un cambio vantaggioso rispetto alla lira turca, rapportando il costo medio di una cena di pesce per un turco non supera i quindici euro. Cena completa di servizio, pane, antipasti,pesce, acqua e bibita. Ovviamente non tutto è oro nel paese della mezzaluna. Nelle autostrade si corre un po’ troppo, le cinture di sicurezza sono un optional e soprattutto non c’è ed è sempre meno, la libertà di stampa e di informazione, retaggio di un paese che ha subito anni di dittatura militare ( colpi di stato del 1960, 1971 e 1980) e che ha visto il suo processo democratico fermarsi al 1938, cioè alla morte del padre della patria per i turchi, Mustafa Kemal Ataturk. Una democrazia non completa che non ha mai voluto risolvere il problema dei curdi e che ha sempre negato il massacro degli armeni. E restando nel tema dei curdi, la popolazione che emigra dal Kurdistan occupa generalmente quei posti di lavoro che in Europa sono svolti dal personale extracomunitario. Probabilmente anche qui, come da noi, lo sfruttamento assume chi ha bisogno pagandoli …per come conviene e del resto anche nella europeissima Italia, su questo aspetto non siamo da meno.La Turchia è uno stato giovane e ciò che brutalmente venne represso a Gezi Park non ha fermato l’idealismo dei giovani turchi, mentre in Italia un giovane senza lavoro si preoccupa più di sapere dove passare il sabato notte ! Per le strade turche gira tanta polizia, ciò è un bene dal punto di vista dell ‘ ordine pubblico ma desta parecchie perplessità se consideriamo il concetto di libera espressione. Qui ció che si nota passeggiando per le strade e che farebbe godere Salvini é che di stranieri non turisti o uomini d ‘affari, ne vedi pochissimi e di locali e mercanzie prodotti e gestiti dai cinesi, neppure l’ombra. Una legge turca obbliga infatti, chi vuole importare prodotti dalla Cina, di assumersi la responsabilità sulla qualità e sicurezza del prodotto. Sulla Turchia vi sarebbe tanto altro da scrivere ma dato che lo sto facendo su una veranda affacciata sul mare e si avvicina la cena…..non mi resta che augurarvi Afiyet Olsun, cioè Buon Appetito !
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