Sabrina Granotti , docente , laureata in filosofia e storia moderna . Proviamo a conoscerti partendo dalle tue pubblicazioni che vanno dalla narrativa alla filosofia.
Le pubblicazioni di storia e filosofia nascono dalla mia esperienza di insegnante: sono volte a facilitare la comprensione di queste materie da parte degli studenti della scuola media superiore, ma possono risultare utili anche a chi voglia acquisire nozioni in merito. Tutt’altro discorso per la narrativa, dove do libero sfogo alla mia fantasia e voglia di comunicare ciò che ho dentro. E’ chiaro che non possono mancare di emergere la mia formazione, i miei presupposti culturali, le mie idee politiche e filosofiche…
“Scrivere è suscitare emozioni raccontando una storia” è una tua frase pubblicata su un social network . Quanti dubbi ed emozioni fanno parte dei tuoi libri ?
Nessun essere umano, tanto più un pensatore, può permettersi di essere privo di dubbi. Sarebbe stolta superbia. Le emozioni sono il sale della narrativa, il lettore ne ha bisogno tanto quanto lo scrittore. Se il libro piace, è anche perchè tra chi legge e chi lo ha scritto è nata un’empatia.
La filosofia , cioè amore per la sapienza pone domande all’uomo sul senso della sua esistenza in rapporto alla natura, analizzando i limiti della conoscenza. Quando hai scoperto di amare questa disciplina e quanto ha inciso e incide su di te conoscere e amare la filosofia.
Amore nato ai tempi del Liceo classico: ho iniziato ben presto ad approfondire l’approccio scolastico per mio conto, talvolta un po’ a caso, in altre occasioni chiedendo a persone più grandi di età. L’adolescenza è un ottimo momento per dare voce a questi interrogativi. Anche se le risposte le sto ancora cercando, a 46 anni!
Quale dei grandi filosofi o quale periodo storico senti più vicino a te ?
Sono un’esistenzialista di matrice francese, Jean-Paul Sartre è il mio principale maître à penser. Il “secolo breve” è quello che sento più vicino a me, ma non posso certo prescindere da Socrate, Giordano Bruno, Cartesio, Schopenhauer o Nietzsche, solo citandone alcuni. Come vedi, non temo di includere razionalisti ed irrazionalisti: le sfaccettature del pensiero sono infinite, ritengo giusto coglierne il più possibile.
Genova è la tua città. Una città che non solo ha avuto un ruolo primario nella storia italiana ed europea ma che è sempre stata una sorta di laboratorio d’arte, da Gilberto Govi alla grande scuola dei cantautori italiani. Perché, secondo te, a Genova si è respirata questa aria di cultura ?
E’ un altro aspetto della nostra aria “carica di sale, gonfia di odori”, citando un altro mio irrinunciabile presupposto culturale, Fabrizio De Andrè. Genova ha una lunga tradizione storica, ha avuto contatti con moltissimi popoli e tradizioni, il suo porto è stato per secoli un crocevia di incontri e scambi. Il Genovese ha un carattere burbero, selvatico, ma è dotato di una grande curiosità ed ama riflettere. Anche la lingua locale ha sempre offerto di produzioni culturali di grande livello.
E genovese non poteva che essere Fabrizio De Andrè. Quanto c’è di Fabrizio nella tua vita e nei tuoi saggi ?
Tantissimo, come già preannunciato prima. De Andrè pensa con il cuore e con le viscere, eppure la sua intelligenza è brillante, pungente e coglie ogni aspetto dell’uomo, nel bene e nel male. E’ (e qui trovo un contatto con Sartre) un grande smascheratore della malafede. Il suo amore per chi soffre rappresenta una grande lezione per chiunque.
Fabrizio si è spesso ispirato alla tua città nelle sue creazioni. Quanto ha inciso Genova su Fabrizio e quanto “ Zena “ ha tratto dalle sue opere ?
Non potrebbe esserci Faber senza Genova; oramai neppure Genova senza Faber, considerando quanto egli abbia significato per la fama odierna della città! “Creuza” e le altre canzoni in dialetto, sia nelle “Nuvole” che in “Anime salve”, dimostrano questo legame indissolubile. I Genovesi da sempre abbandonano la loro città e si recano ovunque; ma non potrebbero mai immaginare di essere nati altrove.
De Andrè è ancora oggi amato e seguito non solo da chi ha vissuto il suo periodo creativo ma da tanti che l’hanno scoperto dopo la sua prematura scomparsa. Cosa c’è di De Andrè che secondo te è ancora attuale, in un’era ben diversa da quella nella quale ha vissuto ?
Innanzitutto l’interesse nei confronti delle miserie umane, sia economiche (in questo periodo così nero) che dovute alla guerra e all’emarginazione.
Nel tuo insegnamento, pur con tutti i problemi legati alla scuola italiana, riesci a spiegare ai tuoi alunni qualcosa di De Andrè ?
Quando leggiamo i suoi testi restano molto colpiti. Amano Marinella, Piero e Il Pescatore. Da noi è impossibile non conoscere le sue canzoni, ma riflettere sul significato delle parole è per loro un’esperienza nuova e stimolante. Ho dato un tema dal titolo “A forza di essere vento”. Alcuni sono riusciti a stupirmi.
Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Fabrizio ma con Gianni Tassio mi intrattenni piacevolmente l’ ultima volta che visitai Genova. Si respirano ancora tra i caruggi quelle emozioni che Fabrizio e Gianni hanno vissuto e, ciascuno a modo loro, interpretato?
Sì, assolutamente!! C’è chi viene a Genova proprio per visitare Via del Campo. Per questo prima ho detto che oramai non potrebbe esserci Genova senza De Andrè.
La fantasia non può mancare ad una scrittrice. Prova ad immaginare il titolo di un brano che Fabrizio avrebbe potuto comporre rapportandolo ai nostri giorni.
“Nel ventre del Nostro Mare” ed avrebbe dato voce ai profughi inghiottiti dal Mediterraneo. Soprattutto ai bambini.
Genovese come Fabrizio, genoana come De Andrè. La società più antica d’Italia è una delle tue grandi passioni. Come vive Sabrina Granotti il suo amore rossoblù ?
Con enorme sofferenza, come ogni Genoano, del resto! Gli antichi fasti sono trascorsi ormai da troppo tempo. Poi in questo momento stanno tornando gli spettri della serie B, speriamo bene! A proposito, sai che mio nonno, Mario Granotti, è stato la riserva del mitico De Prà? Certo, erano altri tempi…
E questa stella quando arriverà sulle storiche maglie del Genoa ?
De Andrè vide sfumare quel sogno quando era piccolo: la famosa partita annullata per vizio di forma, che fruttò lo scudetto al Bologna. Se non ha brillato innanzi ai suoi occhi, come sperare che splenda davanti ai miei?
Grazie Sabrina !
Grazie a te, Beppino! Salutami Serse!
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