La Seconda Guerra Mondiale coinvolse direttamente Verona dal 1943. La città divenne centro nevralgico della Repubblica Sociale Italiana ospitando cinque ministeri e importanti comandi tedeschi . Considerata la sua posizione geografica e strategica nelle operazioni belliche del periodo, Verona divenne bersaglio di numerose incursioni “ alleate “ risultando alla fine distrutta al 45% dalle bombe degli alleati con 11.627 vani completamente distrutti e 8.347 gravemente danneggiati. Elevate furono le perdite in vite umane.
Le incursioni più terribili furono quella del 28 gennaio 1944 con obiettivo la Stazione ferroviaria di Porta Nuova e quella del 4 gennaio 1945 che distrusse Castelvecchio, le Biblioteca Capitolare e quella Civica e sempre nello stesso anno, nel momento della ritirata, i tedeschi distrussero tutti i ponti cittadini.
Per i sacrifici patiti dalla popolazione e per la sua lotta partigiana, Verona è stata insignita della Medaglia al Valor Militare per la Guerra di Liberazione.
Del bombardamento del 28 gennaio ’44, quando 120 quadrimotori americani B 17 , da una quota di circa 10 mila metri, colpirono la zona della stazione causando danni e vittime nei quartieri limitrofi tra i quali i rioni Golosine e Santa Lucia, il ricordo è ancora vivo in una signora, oggi quasi novantaduenne, Margherita Rossi Braga.
Ci accoglie con affetto nella sua casa nel quartiere Santa Lucia ed inizia ad aprire il suo album di ricordi. Emozioni forte, intense e raccontate nel dialetto della sua storia, sensazioni che andrebbero conosciute da tutti e tramandate alle nuove generazioni.
Signora Rita, non Margherita vero ?
Esatto. Mi conoscono tutti come Rita, se chiede di Margherita in quartiere, nessuno mi conosce.
Dove ha vissuto la sua infanzia ?
L’ ho vissuta a San Massimo ( quartiere di Verona e comune sino al 1927 n.d.a ) e solo dopo essermi sposata, nel 1953, con mio marito Luigi ( Braga ) son venuta ad abitare a Santa Lucia. Gestivamo un negozio di ortofrutta e da allora son sempre rimasta in questo quartiere.
La parola guerra. Cosa le suscita?
La guerra ! Oh mamma mia ! Ricordo che si stava male, non c’era nulla, servivano le tessere per acquistare il pane e poi con tutto quello che è successo, con i fascisti, è stato proprio un brutto periodo ma poi venne il peggio: i bombardamenti.
Colpirono proprio questa zona di Santa Lucia data la vicinanza con le ferrovia
Eh si, e soprattutto la mia fabbrica, la ICO (realizzava prodotti farmaceutici n.d.a ) era proprio lì, di fronte la ferrovia.
28 gennaio 1944 un terrificante bombardamento si abbatté proprio su Verona ed in particolare sulla zona della ferrovia. Cosa ricorda di quel giorno ?
Ero al lavoro. Ricordo che era una bella giornata di sole. Quando cominciarono a sentirsi le sirene che annunciavano l’incursione aerea, andammo tutti fuori dalla fabbrica. Quelli che abitavano vicino raggiunsero le loro case, mentre noi, eravamo in quattro e restammo lì. Improvvisamente, sentimmo un rumore e alzando gli occhi ci accorgemmo subito che ci stavano bombardando. Il cielo divenne scuro, scese qualcosa di rosso dalla flotta aerea e a quel punto decidemmo di scappare ma non ci fu il tempo per farlo. Eravamo nella parte esterna dello stabilimento e le bombe cadevano continuamente e fu lì che venni scagliata per terra. Ebbi una strana sensazione, quella di trovarmi grossa, gonfia , come se dovessi scoppiare. Ero riversa per terra, alzai gli occhi e vidi le case abitate dai ferrovieri che cominciano a venir giù mentre in mezzo alla strada c’era il filobus fermo. Lo ricordo bene come se l’avessi davanti ai miei occhi, era lì fermo perché c’era il bombardamento. Poi, pian piano io e le altre ci siamo alzate e pensammo che forse era meglio andare nel “ Rifugio “ ma per raggiungerlo occorreva passare dalla mensa della fabbrica ma…dalla mensa non son più uscita !
Cosa accadde ?
Non so con esattezza. Tutto è confuso. So soltanto che ero lì, ferma e non riuscivo a muovermi . Ero riversa con il volto per terra, mentre quella ragazza accanto , la mia amica Disma guardava in alto e non si muoveva. Intanto, quelli che erano riusciti a scappare e che erano fuori dalla mensa si accorsero che eravamo rimasti sotto le macerie e probabilmente saranno stati loro a tirarci fuori e a toglierci i mattoni e tutto il materiale che avevamo sopra e poi, sempre frastornata, forse sarò riuscita ad alzarmi.
Vedevo tutto come se fosse metà buio e traballando ripresi ad andare avanti e indietro, a destra e sinistra. Cercavo di andare verso la gente, dietro la ICO allora era tutta campagna e sempre traballando e senza sapere dove andare mi dirigevo verso di loro. Poi, sentii delle voci, come di gente che stava pregando e ascoltandole mi dirigevo verso di loro, assolutamente frastornata. Superai la via Dora Baltea perché era lì che era la fabbrica della ICO, attraversai le siepi e i campi , sempre in direzioni di quelle voci che sembravano pregare e arrivai davanti ad una casa dove dentro c’erano donne che realmente pregavano . Quando la padrona di casa mi vide davanti la porta , mi fece subito sedere su una sedia. Questo particolare non lo ricordo, ero totalmente confusa e stordita; fu la signora che mi raccolse, la signora Maria, a raccontarmelo tempo dopo.
Mi scendeva il sangue dalla testa, ero piena di ferite e contusioni . La signora Maria si mise subito alla ricerca di qualcuno che potesse accompagnarmi all’ospedale. Trovò un signore ma questi si rifiutò, temeva che accompagnandomi potesse rimetterci il suo cavallo ed allora Maria andò dal tassista delle Golosine ( quartiere di Verona confinante con Santa Lucia n.d.a ) del quale non ricordo il nome ma che si mise subito a disposizione. Si offrì immediatamente e con la sua auto condusse sia me che l’altra ragazza che era accanto a me nel bombardamento sino all’ospedale ma lei, purtroppo, giunse già morta.
Dove la portarono ?
La signora Maria mi raccontò successivamente che svenni in auto nel tragitto verso l’Ospedale Militare degli Scalzi dove portavano tutti i feriti dei bombardamenti . Non appena arrivata, mi distesero sulla lettiga e mi collocarono in corsia e cominciarono a medicarmi. Insieme a me c’era tanta gente ferita nei bombardamenti. Mi curarono le ferite in testa e poi mi misero in un angolo del grande salone dell’ospedale. Forse avranno pensato “ E’ già tanto…! “.
E invece ?
E invece i giorni passarono e cominciai a riprendermi ed allora i medici ripresero a visitarmi. Mi stavo svegliando e i dottori scoprirono che la ferita alla testa aveva creato un’infezione. Del resto ero rimasta distesa per molto tempo coperta di terra e detriti e a quel punto i sanitari pulirono la ferita e ricordo bene i dolori, vedevo le stelle per il male !
Quanto rimase in ospedale ?
Son rimasta in ospedale per un bel po’ ma non ricordo esattamente quanto ma alla fine mi è andata bene, altroché ! Infatti seppi dopo che tutte le operaie che si erano riparate nel Rifugio erano morte e le trovarono non intere ma a pezzi . E’ stata una vera e propria grazia non averlo raggiunto. ( Quello della ICO in realtà non era un classico ” Rifugio” ma un muretto paraschegge che il dirigente della fabbrica aveva fatto costruire per far riparare le operaie dalle schegge che potevano colpire gli obiettivi della vicina stazione ferroviaria. A tal fine, pare avesse disposto che le operaie avrebbero dovuto raggiungerlo in occasione delle incursioni aeree. n.d.a)
Quanti anni aveva ?
Diciotto.
Come seppero i parenti di ciò che le era successo?. Quando riuscirono a visitarla all’ ospedale militare ?
Fu la signora Maria, quella che mi aveva aiutato accompagnandomi all’ ospedale , che andò in bici da Santa Lucia a San Massimo ad avvisare mia madre. Potè andarci solo la sera del 28 gennaio perché rimase lì accanto a me sino a quando non mi medicarono le ferite. Mia mamma Erminia non immaginava minimamente che fossi rimasta coinvolta nel bombardamento dato che riteneva la ICO fuori Verona e quindi al sicuro. Quando lo seppe mia madre e alcune amiche vennero subito a trovarmi e percorsero quel tragitto a piedi, non c’era alcun tipo di trasporto pubblico in quel momento.
Riconobbe sua mamma quando la vide ?
In quel momento non capivo molto, ricordo c’era anche mia sorella Lisetta ( nella foto Rita a sinistra con la sorella Lisa ) mentre l’altra era rimasta a casa con la nonna.
Poi finalmente uscì dall’ospedale e poté tornare a casa.
Si e tornai con i capelli rasati a zero e mi veniva da piangere vedendo che non avevo più i miei capelli castani lunghi. Allora ci tenevo tanto ai miei capelli, quasi una mania. Tornai a casa ma avevo ancora tanti dolori, soprattutto alle dita e cominciai ad avere continui mal di testa che non mi abbandonarono più e quella parte della testa dove avevo subito la ferita continuò a farmi male ancora a lungo .
Le altre vittime della ICO le conosceva tutte ?
Eccome ! Eravamo amiche. Lavoravamo in una sala grande con un tavolo al centro e confezionavamo gli aghi farmaceutici. Eravamo sedute a lavorare, parlavamo e giocavamo a briscola nelle pause .
Ricordo che venne a trovarmi all’ ospedale una signora, la signora Ferrari. Mi chiese se ricordavo dove era andata sua sorella durante il bombardamento. Le dissi che ritenevo fosse andata al Rifugio ma quando glielo dissi non sapevo che quelle che si erano riparate lì erano tutte morte. “ Va bene –mi disse – vado a vedere al Rifugio “ . Ed invece era morta proprio lì !
Le vittime della ICO sono ricordate in una lapide all’ ingresso del cimitero di Santa Lucia.
Si, al Cimitero di Santa Lucia hanno realizzato la tomba con le 18 vittime del bombardamento ma in realtà, in quel bombardamento alla ICO ne morirono 35 ! Ricordo di tre sorelle, morte anch’esse che non risultano nella lapide e non so se le hanno sepolte nel Cimitero Monumentale o in quello di Borgo Roma. Forse hanno messo dentro la tomba collettiva anche i resti di altre che trovarono. Lì, al Cimitero di Santa Lucia, c’ un loculo dell’ operaia Lisetta Mazzi che abitava al Vento ( nei pressi del quartiere San Massimo ). Furono complessivamente trentacinque vittime e ci conoscevamo tutte !
Ricorda degli altri bombardamenti dopo quello che la vide coinvolta direttamente ?
Dopo che tornai a casa vi furono altri bombardamenti su Verona e alcune bombe caddero nel quartiere dove abitavo, a San Massimo. Tre di queste non scoppiarono; una addirittura proprio davanti casa scavò una profonda buca e il giorno dopo gli artificieri vennero a disinnescarla. Quando sentivo lo scoppio delle bombe stavo sempre male e quella paura non mi è mai passata. Mi bastava sentire il rombo degli aeroplani che si avvicinavano e stavo male e anche adesso , quando ad esempio sento i botti di Capodanno, ho un certa sensazione. Sono fatti che non si possono dimenticare.
Riesce a vedere in TV i film sulla Guerra ?
No assolutamente, non voglio guardarli, sto male , un male interno. Preferisco vedere i film dei ragazzi !
Quando è finita la guerra cosa ha provato ?
La prima cosa che ho fatto, quando hanno annunciato che la guerra era finita, è stata quella di andare in chiesa ed ascoltare la Messa a ringraziare Dio ! Quando uscii dall’ospedale, una delle le suore che vi lavoravano mi disse “ Adesso prendi un cero grosso così e portalo davanti alla Madonna perché se tu sei qui è solo grazie a Lei !”
Vi sono ancora delle sopravvissute di quel bombardamento ?
Si, credo una ma è più anziana di me. C’era Maria e sua sorella era morta nel bombardamento.
Dopo quell’ esperienza cosa fece? Rimase a casa o trovò un lavoro ?
Tornai alla ICO, credo dopo un anno o due, non ricordo esattamente. Ricostruirono la fabbrica e mi chiesero se volevo tornare e accettai perché avevo bisogno di lavorare. Per un anno andai sempre a piedi, da casa mia a San Massimo sino a Santa Lucia e poi mi presi una bici usata, di seconda mano e mi sembrava di aver tanto.
Incontrò qualcuna delle sue colleghe?
Si ne incontrai tante prima che riaprissero la fabbrica, erano quelle che erano scappate subito come me. Ricordo che un giorno mi videro .Erano in bici e non appena mi scorsero si fermarono subito e mi dissero “ Ma non eri morta sotto le bombe ? Ci avevano detto che sotto le macerie era rimasta la Rita e altre ragazze!“.“Si – risposi – son rimasta sotto ma ringraziando il Signore sono ancora qui ! “ E fummo felici di esserci ritrovate.
Ripensando cosa ha vissuto e sapendo che ancora oggi si muore per la guerra, cosa si sente di dire ?
Non guardo mai in TV quelle scene di guerra e quando vedo comincio a star male e spero che da sotto le macerie tirino via chi c’è rimasto. Fatti come quelli che ho vissuto non si possono mai dimenticare, restano per sempre e ogni volta vedere scene simili fa soffrire. Non so come spiegarmi ma mi sento male proprio qui dentro ( e la signora Rita indica il suo cuore ) perché quelle immagini di gente sepolta ed estratta dalle macerie lì ho vissuta in prima persona e ogni volta torna la paura. Piuttosto che venga un’altra guerra come quella che abbiamo vissuto… ( e lo sguardo della signora Rita è più che eloquente ).
Se lei potesse parlare con i potenti del mondo, che decidono le guerre e discutono di armi, cosa vorrebbe dir loro ?
Sedetevi attorno ad un tavolo e mettetevi d’accordo e che venga la pace perché la guerra è sempre la cosa più brutta che vi sia. Perché tutti coloro che comandano nel mondo non decidono di parlarsi e cercare di andar tutti d’accordo ed evitate quelle guerre che causano solo tanti morti e spreco di denaro. Potremmo star bene tutti in questo mondo, vivere tutti in pace e soddisfare tutti i nostri bisogni ed invece la maggior parte dell’ umanità vive male e perché? Perché i soldi vanno a finire nel commercio delle armi per scatenare guerre e senza mai pensare alla popolazione. Agli ultimi che soffrono non pensano, loro hanno in mente solo potere e denaro.
Si definirebbe: miracolata o fortunata ?
Miracolata sicuramente. Sento di aver avuto qualcosa di speciale, soprattutto quando penso a quelle voci che pregavano quando ero sotto le macerie. Dall’alto qualcuno mi ha aiutato!
Oggi come si sente ?
Mi sento di aver visto la morte ma oggi, con le mie figlie Loredana e Marisa che hanno preso la gestione del nostro negozio di frutta, e con la gioia dei miei nipoti e persino dei pronipoti:” go tuto! ” . Ho tutto !
Verona, 18 giugno 2017
Si ringrazia la signora Rita e la figlia Marisa per la collaborazione e per il materiale fotografico fornito.
Fotografie pubblicate :
– Riprese aeree delle bombe sganciate sullo scalo ferroviario di Verona il 28.01.1944 ( foto tratta dal web )
– Verona e il bombardamento del 1944 riprese dalle Torricelle ( foto tratta dal web )
– Rita e la sorella Lisetta ( Archivio fotografico Braga )
– Verona e il bombardamento del 1944 ( foto tratta dal web )
– Rita con le amiche. E’ la seconda in piedi da sinistra e sul capo porta un foulard per non mostrare i capelli che stavano ricrescendo a seguito delle cure ricevute in ospedale dopo i bombardamenti ( Archivio fotografico Braga )
– Rita con il foulard ed i capelli stanno crescendo ( Archivio fotografico Braga )
– Rita ha finalmente ritrovato il suoi bei capelli castani lunghi ( Archivio fotografico Braga ).
Commenti recenti