Perché coloro che pubblicano nei social post politici o ideologici sono, generalmente, non impegnati direttamente nella politica? Cosa li frena dal partecipare direttamente alla gestione del bene pubblico ? Eppure ne avrebbero tutte le qualità e le capacità, soprattutto se paragonati ai politici d’oggi, a tutta la classe politica attuale !
I politici di professione sostengono a riguardo che si tratta di gente che non ha il coraggio, che teme di rimediare brutte figure . Ma non potrebbe esservi dell’altro che va al di là di queste semplicistiche affermazioni ?
Leggendo una delle pubblicazioni della storica Patrizia Delpiano a proposito dei “ philosophe “ dell’ illuminismo. Non erano filosofi come il termine potrebbe far intendere. Nell’ illuminismo gli intellettuali amavano definirsi philosophes, il termine di origine greca che significa “amico della sapienza”. Voltaire, tra questi , voleva dimostrare la superiorità dei nuovi intellettuali illuministi rispetto alla tradizionale figura del letterato specialista nello studio dell’antichità. Rispetto a Hegel, Kant o Platone, Voltaire non è un filosofo nel senso che conosciamo. La sua opera è considerata interessante ma “ leggera “ anche se in realtà il suo è un ruolo critico ed infatti, non perde occasione di lanciare campagne di stampa e d’ opinione in maniera meno profonda e sistematica ma sicuramente critica.
Sempre Delpiano ci ricorda che “ il philosophe non viveva nella solitudine ma operava nella società perché voleva rendersi utile e sapeva dividersi tra otium e relazioni umane. La società civile era la sola divinità da lui riconosciuta sulla terra e il philosophe non attendeva pene o ricompense dopo la vita, l’unico suo obiettivo era quello di essere un uomo onesto in vita, un uomo impegnato. La modernità del pensiero filosofico non va individuata nella collaborazione con il potere politico, quindi il philosophe non è l’intellettuale al servizio del governo, l’intellettuale è anche contro il governo.
Fa politica ma non nei luoghi della politica politicante, della politica di governo, ma il philosophe non è l’uomo politico, il filosofo prestato alla politica, è il filosofo che fa la politica che puoi farla anche dall’opposizione, la puoi fare in un caffè e anche in tutti i luoghi deputati alla critica della politica-fare politica vuol dire criticare la politica ma non essere dentro ai meccanismi della politica protagonista di un rapporto stretto con il potere. Voltaire era stato scottato dal mecenatismo di Federico II di Prussia che lo chiamava, lo usava e poi lo cacciava.
Il philosophe aveva il compito di illumimare, ma per farlo doveva stare fuori dalla corte; era nello spazio dell’ orientamento dell’ opinione pubblica che trovava la sua essenza, non legandosi cioè in una relazione diretta con il principe, ma conservando invece rispetto al potere un distacco a garanzia dello spirito critico “
Ecco perché tanti, inconsciamente o consapevolmente, sono ancora oggi degli illuministi.
Cercando nel loro piccolo, dal calcio alla politica, dai problemi sociali a quegli ambientali, di illuminare quanta più gente possibile senza esser legati al potere, soprattutto in quest’epoca dove si governa senza l’apporto di ideologie tranne quelle dell’opportunismo e del clientelismo .
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