Non è mai facile vivere da lontano le emozioni forti, quelle che sai verranno ma che comunque vorresti non venissero mai.
Lunedì 27 giugno 2016, è mezzogiorno, nell’afoso caldo veronese sto pensando a ciò che si sta celebrando a Trapani , in quella chiesa accanto all’ ospedale. A “ San Michele “ sono in corso i funerali di qualcuno che non ti saresti mai aspettato di veder protagonista in quel rito, di qualcuno che ha vissuto con me e con tantissimi amici comuni gli anni più belli, quelli della gioventù, della spensieratezza, delle gioie e delle prime delusioni.
Immagino gli occhi gonfi di lacrime di Cinzia ( la figlia che tanto amava ) e che in questi giorni ha saputo affrontare il difficile momento con la stessa forza che suo papà poneva nella vita, della sua anziana e carissima mamma, dei fratelli Maurizio e Riccardo e quelli dei tanti parenti, amici e conoscenti che di Enzo Gulotta apprezzavano la semplicità, la schiettezza, la disponibilità e quella simpatica originalità caratteriale che lo faceva una persona davvero speciale . A mezzogiorno , in ufficio qui a Verona non potevo piangere e mi è venuto spontaneo immaginare cosa avrebbe detto e fatto Enzo se mi avesse visto arrivare sul sagrato della chiesa. Ho immaginato Enzo intento a fumare una sigaretta, stufo dell’ omelia del celebrante e con quei commenti , spesso esagerati ma non sempre errati sulle ricchezze del Vaticano . Poi, vedendomi lì a “ San Michele “ e avendo scorto quelle antiche colonne sulla navata , le colonne dell’antica sede dei Misteri mi avrebbe posto domande sul perché quella chiesa non si ricostruì . Enzo , pur nel suo laicismo , amava la storia della processione dei Misteri. L’avevamo condivisa da ragazzi, con tutti i compagni di scuola quando posteggiavamo i ciclomotori nel sottoscala di casa mia in via Nunzio Nasi e si andava a bighellonare nella “ notte bianca trapanese “. Enzo mi fu sempre vicino nei tempi gloriosi o meno del mio sito dei Misteri, mi sostenne in tutte le dispute che conducevo contro un ambiente che non voleva e non vuole saperne di storia e fede, da ateo dichiarato era nel suo agire più cristiano di tanti farisei che la domenica si battono il petto o che vanno in “ panza parata” in processione ! Mi definiva “ il ciclone ” nei miei editoriali che denunciavano l’ignoranza ed il malaffare culturale e morale di quell’ambiente e quando fui invitato come relatore ad un convegno a Trapani nel 2012, era lì in seconda fila. Riprese con il cellulare una parte del mio intervento e lo pubblicò su facebook e con la schiettezza che lo contraddistingueva mi scrisse che “ ….poi ho smesso, volevo seguire la tua relazione, volevo ascoltarti con maggior attenzione!”.
Ed in chiesa per salutare “ u farmacista nostru “ , ci saranno stati tanti degli ex compagni e amici della sezione D e soprattutto Alberto e Giacomo che con me ed Enzo completavano il magico quartetto ! Non solo quattro compagni ma soprattutto amici e fratelli .
E proprio perché Enzo non amava i cerimoniali, le litanie, le lungaggini , voglio ricordare “ Bicenzu nostru “ e i 46 meravigliosi anni nei quali abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo con alcuni momenti di simpatia e allegria vissuti insieme!
IL GOL – Mio compagno di banco era Alberto e davanti di noi Giacomo ed Enzo. Il calcio era la nostra passione. Eravamo equamente distribuiti per tifo : io ed Enzo interisti, Alberto e Giacomo juventini. La nostra sezione, la “ D “ , costituiva l’ossatura portante della compagnie del Liceo. Come singola squadra di classe, la sfida con i coetanei del Classico era la partita dell’anno. Fu proprio in una di queste epiche sfide che Enzo passò alla nostra storia. Giocava da centrocampista, quasi metodista avrebbe detto Gianni Brera. Non era un lampo ma fisicamente era messo bene e sradicargli un pallone era alquanto difficile. In quella partita, disputata sul polveroso Campo Aula, sul punteggio di zero a zero, Enzo si defilò sulla destra e da lì crossò verso l’area di rigore avversaria. Complice il vento , il pallone prese una strana traiettoria e anziché finire dove sperava seguì una strana parabola terminando direttamente in rete. Vantaggio per noi ma …Enzo non se ne accorse. Convinto di aver soltanto crossato , si diresse verso la sua zona di competenza e alla gioia per il gol ( fu poi una goleada per noi, 15 a 0 ) esclamò “ Ma chi successi? “ . Seguirono per giorni e ..per anni battute sulla sua abilità tecnica, sulla “ fortuna “ che aveva assistito nell’occasione “Vicenzu l’ Orvu “, come soltanto io, Giacomo e Alberto potevamo chiamarlo !
ANDREA CHENIER – Fu in occasione si una stagione d’opere del Luglio Musicale Trapanese che io, Enzo e mio fratello Salvatore calcammo il palcoscenico della Villa Margherita. Non come tenori o baritoni ma come…comparse . Il cartellone di quell’anno ( 1974 ) prevedeva tra le opere l’ Andrea Chenier e noi tre, come comparse fummo utilizzati come paggi di corte con tanto di parrucche bionde con boccoli . Peccato che allora non esistevano i cellulari ! Vivere l’ambiente di un’opera dietro le quinte è ben diverso che dalla platea. Per economizzare le comparse potevano assumere ruoli diversi a seconda della scena riprodotta. Così da “ paggi “ di corte, venivamo richiamati dietro le quinte e in un batter d’occhi assumevamo l’aspetto di rivoluzionari con tanto di coccarda e bandiera francese. Ma fu come “ paggio “ che Enzo fece proprio spettacolo ! Per meglio rendere la scena che nello specifico era l’irruzione di alcuni mendicanti nel castello della contessa di Coigny , noi paggi dovevamo allontanare gli indesiderati ospiti. Io, Enzo e Salvatore cercavamo di rendere la scena realistica ma il regista ci fermò urlando che dovevamo esserlo ancor di più , esser proprio arrabbiati e voler davvero cacciare quegli indesiderati ospiti . Infastidito dal tono del regista e dalla sua eccessiva arrabbiatura , non appena si rifece la scena, Enzo che in quegli anni praticava culturismo e al quale il regista stava cordialmente antipatico, spinse con tal veemenza i mendicanti che alcuni di loro rischiano di crollare giù dal palco !
CAMPEGGIO – Giovani e squattrinati decidiamo di trascorrere una vacanza in tenda a Pantelleria. Ci imbarchiamo a mezzanotte con i nostri ciclomotori sul traghetto e alle prime luci del mattino raggiungiamo la “ Perla Nera “. Io ed Enzo di campeggio non eravamo molto appassionati , amavamo la comodità alla mentalità da “ scout. Sbarcati, raggiungiamo Punta Fram dove Nicola, il più esperto ( l’unico ) sul campeggio decide di installare il “ campo base “. Le tende allora non erano come le attuali che ti basta guardarle e si montano da sole! Dovevi picchettare, studiare il terreno capire il verso giusto. Io ed Enzo cerchiamo di aiutare Nicola ma dopo un po’ è lui stesso dirci di…farci da parte. Più che aiutarlo lo stiamo confondendo dato che tra una battuta e l’altra, dopo un’ora le due tende sono ancora lì come erano partite da Trapani. Nicola decide di far tutto da solo . Io ed Enzo da perfetti altruisti ci sediamo per terra e osserviamo come in uno spettacolo l’edificazione delle nostre dimore. Ad un tratto Enzo si alzò e osservando gli scogli emise un urlo “ L’ attruvai,! È meu, guai a cu mu tocca “ ( L’ho trovato. È mio, guai a chi lo tocca ! ) Non si trattava della corona regia di napoleonica memoria ma di uno scoglio particolare che, secondo Enzo, ben si addiceva per i suoi bisogni corporali . Le imprecazioni di Nicola crebbero esponenzialmente . Nei nostri progetti la vacanza pantesca doveva durare da una a due settimane ma le cose andarono diversamente. Al di là dei meravigliosi bagni nell’incantevole mare dell’isola e delle poche lire che gironzolavano nelle nostre tasche io ed Enzo ci stufammo del campeggio. Avevamo una discoteca nei paraggi entrare costava e non c’era alcuna possibilità di scavalcare recinzioni. C’era poi il problema che la “ disco “ si animava dopo mezzanotte e per noi era…tardi ! Il motivo ? La tenda era posizionata in modo tale che non appena il sole si alzava …la riscaldava, in pratica all’alba eri già sveglio ! Già dormire in due non era il massimo tra odori vari che lascio alla libera fantasia e così alle dieci da sera, da perfetti playboy avevamo già sonno ! Al quinto giorno, una mattina io ed Enzo, svegliati dal sole e visibilmente scocciati ci guardammo e concordammo di tornarcene a casa con il primo traghetto disponibile . Salutammo Nicola che proseguì con altri amici la vacanza e tornammo nella nostra Trapani dove non si mangiavano scatolette, si andava a letto e ci si svegliava quando si voleva anche se Enzo..rimpianse a lungo quello scoglio “ anatomico “.
YOGGING – In quegli anni fine 70’- primi 80 ‘ , lo yogging non era molto diffuso tra i nostri concittadini. Oggi i trapanesi assiepano il lungomare e la litoranea con percorsi salutari e meravigliosi . Allora correre in scarpette da ginnastica ti esponeva a sonori concerti di pernacchie e ad affermazioni di vario genere. Per risolvere ciò, dato che io ed Enzo eravamo appassionati , decidemmo di farlo a Pizzolungo . Mentre percorrevamo le stradine deserte, Enzo si procurò una distorsione . Ci fermammo e tornai per prendere il ciclomotore e ricondurlo alla base. Non appena giunsi dove avevo lasciato Enzo claudicante, mi apparve una scena esilarante. Enzo, appoggiato ad un muro con tre cani randagi che lo minacciavano . Per salvare l’amico in evidente difficoltà , scagliai delle pietre per allontanare le “belve feroci” e caricai Enzo sul sellino del mio “ Boxer Piaggio “ ( lui aveva un Benelli ) mentre i cani , evidentemente ancor più adirati ci inseguirono con espressioni poco benevoli. Enzo cercò di allontanarli scalciandoli e solo la “ velocità” ci permise di allontanarci dalla paradossale situazione. Ovviamente non tornammo più a correre a Pizzolungo.
COMMESSE – Oggi Trapani pullula di locali e localini e le ragazze godono di quelle libertà che ai nostri tempi non erano neppure immaginabili. Per sperare qualcosa o andavi alle feste “ a casa “ o ti piazzavi davanti le scuole in attesa dell’ora di uscita delle alunne o …scrutavi le commesse . Fu proprio quest’ultima una delle ipotesi alle quali ci affidammo . Avevamo notato che in uno dei negozi più conosciuti del centro di storico di Trapani lavoravano due ragazze alquanto carine. Passavamo più volte davanti il negozio, sperando di essere osservati e per giorni studiammo le loro mosse strategiche che consistevano nel percorso che conduceva alla fermata del bus in via Garibaldi sul quale salivano insieme. Finalmente, stabilimmo il giorno nel quale le avremmo fermate per conoscerle . Ci appostammo almeno un’ora prima in una strada vicina, il cuore batteva a mille. Intorno alle 20.00 le due commesse uscirono. Con la sicurezza di due navigati playboy fui il primo “ Ragazze, scusate, nel negozio dove lavorate si sviluppano rullini fotografici ? “ . Le due “ vittime “ si voltarono stupite e quando Enzo al mio astuto quesito aggiunse il suo “ E fate anche ingrandimenti ? “ le ragazze scoppiarono a ridere dicendoci” Ovvio, lavoriamo in un fotografo ! “. Consci di averle sparate proprio grosse, le salutammo con educazione e ce ne andammo a passo svelto. Girato l’angolo scoppiammo a ridere, forse per esorcizzare la terribile brutta figura. Quelle due ragazze non le incontrammo più ed evitammo , per parecchio tempo, di passare nei pressi di quello studio fotografico !
SCIENZIATI – Avevamo da poco conseguito la maturità scientifica e , tramite conoscenze, sia io che Enzo eravamo riusciti a farci ammettere ad un corso presso il Centro di Cultura Scientifica “ Ettore Majorana “ di Erice. Vi partecipavano i cosiddetti” geni”, nostri coetanei che in tutta Italia si erano distinti non solo per gli ottimi voti ma per spiccate propensioni alle disciplina scientifiche. Io ed Enzo con questi “ einstein ” avevamo poco da spartire, il nostro interesse era solo finalizzato all’eventuale conoscenza di graziose fanciulle e constatato che tale situazione non era ( purtroppo ) presente non ci restava che dedicarci agli ottimi pranzi che il centro offriva agli studenti. La parte più complessa era rappresentata dalle lezioni . Per noi che avevamo da poco terminato gli studi liceali, ascoltare lezioni e di quella qualità non era certo qualcosa di appetibile. Così io ed Enzo ci spostammo, man mano che passavano i giorni, verso le ultime file dove non facevamo altro che parlare , progettare, disegnare…tutto fuorché apprendere quei dotti insegnamenti. Nei primi giorni trattava solo di lezioni che non prevedano interrogazioni ma prima o poi queste sarebbero arrivate..e arrivarono. Fu un professore di fisica che constatata la nostra particolare attenzione alle sue lezioni ci interrogò e la nostra risposta fu ovviamente da “ pesci “ . Muti ! Nel pomeriggio, per non porre in difficoltà chi ci aveva fatto inserire al Corso decidemmo di tornare a Trapani , dispiaciuti sia per quei luculliani pasti che..per non aver trovato ragazze carine. E la pessima figura del silenzio alle domande del prof? A quell’ età e in quegli anni era proprio l’ultimo dei nostri pensieri !
AL MARE – La stagione balneare per noi ragazzi cominciava a giugno e terminava a novembre. uno dei principali problemi che tutti avevamo era quello di tuffarci in acqua dopo aver disputato terrificanti partite sulla spiaggia che ricordavano più il rugby che il football ! Al termine della “ gladiatoriate “ , accalorati e sudatissimi facevamo una certa fatica ad entrare in acqua che , soprattutto nei primi di giugno, era ancora freddina. La temperatura però non era assolutamente un ostacolo per Enzo Gulotta. Da “anglosassone” quando decideva di bagnarsi, si avvicinava al mare e si tuffava immediatamente, nuotava, si immergeva, risaliva, ritornava nuotando ed usciva dal mare per distendersi al sole..il tutto mentre noi eravamo ancora in attesa di ..cogliere l’attimo. A chi osava chiedergli il perché di tal atteggiamento rispondeva laconico“ “ Vado in acqua per bagnarmi e non per perder tempo”.
IL BULLO…SBULLATO! ? La mia famiglia, sia da parte materna che paterna, ha , sin dai primissimi anni , fatto parte del “ Coro delle Egadi “e a questa tradizione familiare non sfuggimmo sia io che mio fratello. In quegli anni i giovani non amavano molto le tradizioni folkloristiche , esisteva un vero e proprio problema sulla quantità dei componenti , soprattutto per la parte che riguardava i balli. Eternamente in cerca di qualcosa di nuovo in una città che allora ( oggi ? ) offriva davvero poco ai giovani, Enzo accettò il mio invito a far parte del coro, ovviamente come ballerino dato che a livello canoro era…inascoltabile ! Il “ bullismo” era abbastanza presente e noi ragazzi ne eravamo bersaglio. Uno di questi “ capetti “ puntò Enzo, considerandolo un facile bersaglio delle sue stupide bravate ! Eravamo a Favignana dove soggiornavamo per due notti . A me ed Enzo assegnarono la stessa stanza e il mio prode amico si scatenò con quella che era una delle sue caratteristiche più apprezzate tra gli amici: i rutti ! Enzo era in grado di emetterli come e quando voleva, di qualsiasi intensità sonora e quella notte passò tra suoni che scossero il residence come urla di un toro ferito. Nel corso di una delle cene favignanesi , il bullo che si sentiva il più bello e il più forte, continuò a prendere di mira Enzo che più volte, con la sua proverbiale calma lo invitò a desistere ma il “ fighetto”, si caricò ancora di più e tra una portata e l’altro invitò Gulotta ad andar con lui fuori dal ristorante per un.. regolamento di conti. Ricordo ancora l’espressione di Enzo. Accettò l’invito, pose con calma il tovagliolo sul tavolo e , come se dovesse rispondere ad una telefonata non urgente, si alzò e raggiunse il luogo del regolamento dei conti. Mi offrii di accompagnarlo ma mi invitò a non seguirlo, ricordandomi che tutto sarebbe durato poco tempo. E così fu ! Dopo neppure due minuti Enzo tornò al tavolo, riprese il pasto. Alla mia domanda sui come era andata a finire , mi rispose senza alzare lo sguardo dal piatto “ Ovviamente u sbinnai ! “ ( Ovviamente l’ho picchiato ! “ . Il bullo non tornò al tavolo e non si vide più gironzolare. La mattina dopo apparve con dei vistosi cerotti ed Enzo lo salutò educatamente “ Buongiorno, tutto a posto ? “. Il bullo e i suoi compari da quel giorno non ruppero più !
CIAO ENZO ! – Con la mia famiglia siamo a Trapani in vacanza. Tramite comuni amici di facebook partecipiamo ad una pizza di gruppo. Avevo chiamato Enzo per concordare una serata per una cena insieme. Anche lui , come me era impegnato per la stessa data. Quando il gruppo degli amici si ritrovò , enorme fu lo stupore nel vedere Enzo. Ci abbracciammo con grande affetto e sorridendo dell’ impegno che non sapevamo fosse comune. Cenammo l’insieme, l’ uno di fronte all’altro e come al solito c’era tanto da raccontarci. Aggiornandomi sui compagni di classe e sugli amici , rimpiangeva non essersi fermato a lavorare al nord ( ebbe una breve esperienza lavorativa nel bresciano e una serata si fermò a dormire a casa nostra ). “Almeno sarei stato vicino a Cinzia “, mi disse con gli occhi pieni d’amore per la sua ragazza e mostrandomi una sua foto. La mattina del mio ritorno a Verona lo incontrai in viale Ammiraglio Statiti. Erano le 8,30 e sudato incedeva a passo svelto . “Enzo, da dove vieni così sudato e a quest’ora ? “ . “ Da Torre di Ligny, ho preso l’abitudine di far delle lunghe passeggiate per mantenere in forma il cuore “. Rimanemmo a parlare per circa un’ora e poi ci salutammo, promettendoci di rivederci in una prossima occasione. Non sapevo che quel “ Ciao Enzo mio !“ sarebbe stato l’ultimo !
Questo era e sarà Enzo Gulotta !
Beppino
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