Quanto accaduto a Mazara, nel Museo del Satiro , si è ripetuto, in parte, anche nel parco Archeologico più grande d’Europa, a Selinunte. Anche qui la cortesia e la disponibilità degli addetti alla biglietteria è un optional, anche qui i custodi sono più numerosi dei reperti e anche qui non sono in vendita pubblicazioni ufficiali. Come farebbero a vivere i negozi di souvenir posti di fronte l’ingresso del Parco ?
L’ingresso è elegante e spazioso anche se largamente inutilizzato.
Selinunte affascina per la grandiosità e per la vastità ! Nel suo periodo d’oro contava oltre 100.000 abitanti.
Vistiamo il tempio “ E” o di Hera e successivamente l’ “ F “ di Athena o Dioniso e il “ G “ di Zeus. Esaustivi e ben posizionati i cartelli esplicatori in italiano e inglese posti nei pressi di ogni tempio.
Adesso è il momento di salire all’ Acropoli . Fortunatamente da qualche anno hanno posto dei bus elettrici che, a pagamento, trasportano i turisti sin lassù, evitando una camminata che in estate non è il massimo !
I piccoli bus partono quando capita, teoricamente ogni venti minuti-mezz’ora ma dipende dalle… variabili umane ! Saliamo sul bus, noi siamo in tre e il costo è di 15 euro ( 5 a persona ). Do una banconota da 20 euro ma l’autista-bigliettaio non ha resto ! Si mette in contatto telefonicamente con qualcuno al “ Campo Base “ e convengono che… pagherò nel viaggio di ritorno. Salgono altri turisti, pagano ma non viene emesso alcun biglietto o ricevuta.
I parchi archeologici andrebbero visitati in primavera o d’ autunno e mai d’estate ma le ferie sono generalmente nella stagione più calda. Così come accade, quando s’imbocca a Palermo l’autostrada A 29 verso Trapani/ Mazara del Vallo dove un cartello informa sulla mancanza di stazioni di rifornimento, anche a Selinunte andrebbe affisso, prima di far il biglietto, un cartello con la scritta “ NO BAR, NO ACQUA ALL’INTERNO DEL PARCO ! “ . All’interno , infatti, non esiste alcun punto di ristoro. Se sei fortunato, puoi imbatterti in un venditore di granite nella zona dell’ Acropoli ma costui gira con un mezzo mobile e quindi..serve proprio fortuna ! Ad Agrigento, diversamente da Selinunte, nella lunga via che conduce dal Tempio della Concordia a quello di Giunone è presente un bar !
Prima di visitare l’ Acropoli scorgo un piccolo edificio dove è esposto il famoso EFEBO selinuntino. Non è esposto alcun cartello sulle modalità d’accesso ed un custode, più panzuto che educato, con modi da “ cerbero “ mi invita ( in realtà sarebbe un ordine ma immaginiamo sia stato gentile ) ad esibire il biglietto. Presento i tre documenti d’accesso ma come sempre accade quando ad un ignorante si dà il potere, la presunzione emerge prepotentemente . Il custode legge che il mio biglietto e quelli di mia figlia sono stati emessi gratuitamente ( io come giornalista, mia figlia come studentessa ), mentre quello di mia moglie ( regolarmente pagato) non consente l’accesso alla sala dove è esposto l’ Efebo e che per farlo dovrà munirsi di un apposito ticket. Ne prendo atto e chiedo al “ buonuomo” dove posso fare il biglietto per la mia signora. “ Deve andare all’ ingresso. Qui non si fa niente ! “ . L’ingresso ( uno dei due ), per chi non ha mai visitato Selinunte è abbastanza distante dall’Acropoli e con il caldo, poca acqua e in quelle condizioni non è consigliato. Morale della favola: entriamo io e mia figlia. Mia moglie, colpevole di aver pagato il biglietto al Parco..resta fuori ! Meglio non vedere il bellissimo reperto che rischiare un ictus ! Personalmente far pagare un biglietto per ammirare l’ Efebo e due metope è davvero esagerato. A Motya , la statua del” giovane” fa parte del museo e si visita senza alcun supplemento !.
Dall’ Acropoli si scorge un panorama mozzafiato sul mare e sulla spiaggia di Marinella, peccato che il balcone naturale sia pericolante e con spazzatura e foglie secche. Il responsabile o la Sovrintendenza preposta potrebbero dirottare qualcuno dei tanti addetti a ripulire le erbacce .
Con noi tanta gente, siamo in attesa del bus elettrico che ci riporti al “ Tempio E “ da dove siamo partiti. Passa un trenino , scendono alcuni turisti ma non ci fanno salire. Il mezzo è diretto alla Melophoros e ci caricherà al ritorno. Passa un secondo trenino, stessa scena e stessa direzione Melophoros. Dopo circa quaranta minuti, stanchi di aspettare e in lotta con api e vespe che normalmente tra i rifiuti non raccolti dei bicchieri di granite trovano forza, all’arrivo del terzo trenino, senza che nessuno dei due fosse ripassato a prenderci, blocchiamo il conducente che ci proverebbe a dirci che..sta andando alla Melophoros ma che alla vista dei turisti incazzatissimi ( soprattutto una coppia di simpaticissimi romani) , telefona al “ Campo Base “ e accetta di riportarci verso l’uscita. Nel frattempo è arrivato il venditore di granite che ovviamente è preso d’assalto da chi sceglie di rinfrescarsi e posticipa il ritorno. Saliti sul trenino, si ripresenta il problema dei 20 euro. Non avendo acquistato nulla non posso avere i famosi 15 euro da pagare. Rapida consultazione dell’ autista con il “ Campo Base “ del trenino.” Non si preoccupi, pagherà all’arrivo ! “ .
Finalmente, ripercorrendo le antiche mura giungiamo alla base. Mi avvicino all’autista del trenino, con i 20 euro e questa volta in trapanese gli dico “ Ma li vuliti sti picciuli o no? “. Prende la banconota, va alla cassa e torna con i cinque euro ! Ricevuta ? Neppure per idea !
Malgrado tutto, tornerò per completare la visita della restante parte del parco archeologico. Come Segesta, Selinunte non ti stanca mai di rivederla e personalmente la preferisco alla decantata Valle dei Templi se non fosse altro che le vestigia sono inserite in un contesto naturale diverso e puoi visitarle all’interno, sentendoti parte della loro millenaria storia.
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