Chi viaggia oltre i “ 60 “ è interessato all’eventuale “ quota 100 “ per il raggiungimento della pensione, così come più volte dichiarato dai vincitori delle ultime elezioni . In realtà dovrebbero interessarsi anche i giovani, sempre ammesso che un “dopodomani” avranno qualcosa definibile come pensione.
Una volta saliti sullo scranno , ecco che le promesse pre-elettorali cominciano a cedere il passo. Sia i pentastellati che i leghisti hanno più volte detto al popolo italiano che tra le loro prime azioni di governo vi sarebbe stata la cancellazione della ” Legge Fornero ” !
Da quel che ” Di Maio ha dichiarato non appena si è insediato al Ministero del Lavoro, per la ” quota 100 “occorrerebbero un minimo 35 anni di contributi e 64 anni di età, limite anagrafico mai detto dai due Vicepresidenti prima delle elezioni. Vabbè l’avranno dimenticato !
L’aspetto più grave e penalizzante e che i due schieramenti e che anche questo non è mai stato detto prima delle elezioni e avranno dimenticato anche questo, è legato al fatto che il sistema contributivo sarebbe l’unico adottabile per il calcolo della pensione nella famosa “ quota 100” .
Con il “ retributivo “ l’importo della pensione viene calcolato sulla media dei redditi: degli ultimi 10 anni di lavoro per i dipendenti , degli ultimi 15 anni di lavoro per gli autonomi nella misura del 2% di questa media per ogni anno di contribuzione.
Con il ” contributivo” , invece, l’importo della pensione viene calcolato sui contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa (“montante contributivo”). Il totale dei contributi viene rivalutato in base all’indice Istat delle variazioni quinquennali del Pil e moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, aggiornato ogni 3 anni (dal 2019 ogni due) e variabile, in base all’età del lavoratore al momento della pensione. L’ INPS ci dice che “ il coefficienti di trasformazione sono valori che concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo. Grazie a questi valori il montante contributivo versato dal lavoratore durante la sua vita lavorativa viene trasformato nella pensione annua. I coefficienti di trasformazione variano in base all’età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue la prestazione previdenziale. Maggiore è l’età del lavoratore, più elevati risulteranno anche i coefficienti di trasformazione.”
Per chi come me che ha iniziato a lavorare nel 1982 e che potrebbe godere del sistema misto ” retributivo e contributivo ” sarebbe una mazzata. Dovrei infatti regalare 13 anni di retributivo per analoghi anni di contributivo . Ovviamente, prima di dare un completo giudizio definitivo su questa genialata , aspettiamo che il provvedimento diventi esecutivo ( non prima di quattro-cinque mesi e quindi non tra i primi provvedimenti del governo ).
Avevo scritto qualche giorno fa che la proposta della ” quota 100 ” seppur legata ai 64 anni e non alla somma sic et simpliciter, era comunque sempre meglio della ” Fornero ” ma più passano i giorni e più ” giggino e matteino ” vengono fuori dal cilindro delle illusioni al quale hanno abboccato tanti italiani.
Temo proprio che alla fine questa riforma delle pensioni non sarà altro che un gigantesco flop o ” presa per il culo “, per usare una terminologia di più facile comprensione. E poi ci sarà il resto !
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