Per commentare il crollo del Ponte Morandi a Genova , l’ ennesima vergogna italiana, è il caso di metter da parte le polemiche politiche, le campagne elettorali future e si faccia un discorso più ampio su che è diventata l’Italia.
Ero ragazzino quando nel 1963, il Vajont mostro i primi segni del degrado morale del paese. Andavo alle elementari e il maestro ci spiego con un bicchiere pieno d’acqua e una pietra buttata dentro ciò che era successo all’innocente popolo di Longarone. Quella tragedia ha accompagnato i miei anni, come lo fu il 2 agosto 1980 quando una bomba squarciò la stazione di Bologna con il suo carico di vittime innocenti, anche allora, come a Genova, nel periodo delle vacanze .
Il crollo del Ponte Morandi è l’ennesimo tassello del mosaico italiano della vergogna, della corruzione, della mafia ovunque, della perdita di valori morali e, purtroppo, del silenzio degli italiani che puntualmente abboccano alle esche dei venditori di fumo.
È un disastro annunciato quello di Genova, come lo fu quello del Vajont e che con Bologna hanno in comune la facilità con la quale chi detiene il potere, nascosto o meno, non ha alcuno scrupolo nell’ uccidere vittime innocenti siano esse in una diga, in una stazione o in un ponte .
Sarà la magistratura ad accertare di chi sono le responsabilità ma sappiamo bene che in questo paese la strage di Ustica è ancora senza colpevoli anche se tutti sappiamo che quell’aereo non cadde da solo.
Dobbiamo chiederci tutti, da destra sinistra passando per il centro, atei e cattolici, professionisti e disoccupati, cosa abbiamo fatto per cambiare l’Italia. Il nostro silenzio, il nostro credere alle promesse che puntualmente ad ogni elezione ci vengono proposte da tutti gli schieramenti politici, nessuno escluso, il nostro non andare a votare preferendo recarci al mare o al lago o in montagna è un silenzio complice come complice è non capire che è un diritto calpestato oggi, sia che riguardi un giovane in cerca di lavoro o un pensionato è un qualcosa che domani darà solo la morte di questo paese che non è più quello del Rinascimento che turisti di tutto il mondo continuano a visitare ma è il paese delle varie mafie che sono ormai dappertutto, dall’estremo lembo di Sicilia alla più alta vetta delle Alpi.
A Genova non è caduto soltanto un ponte, è caduta l’Italia, l’Italia che vuole costruire autostrade per nascondere rifiuti tossici, che edifica inutili centri commerciali per riciclare il denaro sporco delle mafie e che , al contempo, non mette in sicurezza viadotti , scuole o ospedali e che vede nel venditore ambulante per le spiagge il grande nemico che toglie benessere e sicurezza al paese.
Complice di questo silenzio è anche la Chiesa, quella delle grandi banche, dei prelati corrotti e di quei venditori di parole che nelle Messe anziché condannare lo spreco e l’intolleranza , ci spiegano l’ennesima lettera di San Paolo agli Efesini e che ospitano nelle parrocchie i politici in occasione delle elezioni sotto le mentite spoglie della difesa dei valori della famiglia.
E’ l’Italia della terra dei fuochi, delle stragi del 1992, dei fatiscenti treni dei pendolari costretti a ore di ammassamento su vagoni luridi , sorpassati dalle costose “ frecce ” che viaggiano alla velocità della vergogna.
Siamo tutti noi responsabili di quello che è successo a Genova, come lo siamo stati delle tante stragi, dei disastri ambientali , del denaro pubblico sprecato per le ricostruzioni mai ultimate dei terremoti ( tranne in Friuli notoriamente regione non amata dai mafiosi ).
Vediamo in noi stessi il nemico, non nascondiamoci dietro una piantina di basilico e cominciamo a provare a cambiare non solo con le parole ma con i fatti e provare a rendere questo paese semplicemente vivibile soprattutto non permettendo più , con il nostro voto che coloro che hanno distrutto il paese siano ancora lì seppur sotto diversi abiti e colori . Siamo stati noi, con il nostro credere alle favole ad aver involontariamente nominato i vertici delle autostrade che aumentano i pedaggi ma non la sicurezza , che progettano allargamenti di corsie con la complicità di politici che vedono nel cemento il futuro del paese.
In Italia servirebbe una rivoluzione morale ma fatta da chi ? Da chi oggi sui social in questo ferragosto di dolore augura allegria e spensieratezza postando selfie in riva al mare ? E quale Italia può rivoluzionare il degrado sociale ? Quella che sabato prossimo al Bentegodi di Verona osannerà il messia portoghese che riempirà le prime pagine dei giornali come oggi lo riempiono le foto del ponte crollato ma con la differenza che col passare dei giorni, del ponte se ne parlerà sempre meno sino a scomparire ma del dio pallone, sotto qualsiasi casacca, se ne palerà sempre !
Prepariamoci agli ennesimi funerali di Stato, l’ennesima parata di dolore ( vero quello dei familiari e falso da parte delle cosiddette istituzioni ) , la prova generale dei prossimi funerali di Stato anch’essi, della vergogna .
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