Da quando si assistette a quel celebre giro di campo ( maggio 2017 ) ad opera di Morace pater et filius e di Girolamo Fazio, in quei giorni candidato sindaco, per Trapani calcistica iniziò il melodramma che oggi pare avviarsi, come di prassi, con la morte della protagonista; una morte annunciata parafrasando Marquez
Inutile rinvangare le vicende che hanno avvolto il Trapani appena dopo quel maledetto spareggio contro il Pescara. Cosa sarebbe successo se contro gli abruzzesi avessimo vinto? Saremmo riusciti a disputare il campionato in A? Forse si perché la massima serie di soldi ne scuce ma anche la B non è avara, eppure dopo quella quasi cavalcata trionfale vi fu la rapida discesa negli inferi, che poi la C per Trapani è la vera realtà.
Tra fallimenti, vendite fasulle, “posteggiatori” presidenti e qualche schiaffo di circostanza, il Trapani riuscì a tornare in B grazie a quell’allenatore che sta provando a condurre lo Spezia nell’ olimpo del calcio e che a Trapani sarebbe rimasto se solo vi fosse stata una società seria.
La storia di quest’anno calcistico è più che nota ma lo era anche la scorsa estate quando fummo in pochi a vaticinare la fine del Trapani in B. Pochi addetti alla verità più che ai lavori, perché bastava leggere qualche cronaca giudiziaria o qualche bilancio societario e capire che difficilmente sarebbe potuto andare diversamente ma nella terra dove mafia e massoneria vanno a braccetto non sempre si legge, non sempre si scrive e spesso ci si accontenta di star con tutti e con nessuno!
Il Trapani doveva andare in C, lo si capì nella scelta dell’allenatore, un personaggio che di B ne sapeva quanto io mi intenda di coltivazione e commercializzazione degli ananas e avocado. Il Trapani doveva retrocedere perché a nessuno faceva gola tranne a chi da quella squadretta destinata al sacrificio aveva capito cosa poter spremere, favorito in ciò da una stampa locale sempre più prona e devota e da una tifoseria sin troppo buona e dalle nostre parti… tri vote boni s’addiventa fissa (tre volte buoni diventi fesso ).
Nella condanna già voluta, apparve però qualcosa che non era previsto: l’orgoglio dei giocatori che non amano mai perdere e retrocedere, la forzata pausa del Covid e quel testone marchigiano di mister Castori che ha trasformato la squadra da armata brancaleone in una delle migliori compagini di serie B.
Ma una squadra ha bisogno di una società e questa non c’era e neppure voleva esserlo. Non pagare quegli emolumenti alla scadenza era la dichiarata voglia di retrocedere e, porca miseria, cosa ti vanno a combinare Castori e i suoi magici ragazzi? Un ritmo assurdo e la salvezza raggiunta sul campo solo che qualcuno aveva fatto bene i conti (non solo dei punti) e il non aver pagato quelle miserie (volutamente secondo i maligni che spesso hanno ragione) ecco il dono auto regalato e non la colpa che si vorrebbe far credere di Covisoc, Lega B e CONI .
Inutile girarci attorno, il Trapani non voleva e doveva salvarsi!
A una settimana dalla scadenza, nulla si sa del futuro calcistico trapanese: dall’iscrizione all’allenatore, agli stessi giocatori resta solo un grande punto interrogativo e i soliti fiumi di parole ( Jalisse ).
Ma anche in questo caso la silente e dormiente Trapani farà spallucce, i soliti leoni da tastiera scriveranno sui social e questa volta non serviranno minacce e schiaffi perché dovremmo essere noi trapanesi a darceli perché abbiamo distrutto con la nostra atavica apatia, con il nostro complice silenzio non solo il calcio ma le altre meraviglie che avrebbe Trapani, in attesa del prossimo accredito in tribuna per amici e parenti.
Foto Beppino Tartaro
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